Ogni abitazione che si rispetta, ormai per forza di cose, possiede al proprio interno almeno un apparecchio che è adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive. In altre parole tutti in noi possediamo almeno un televisore e pertanto, tanto per cambiare, siamo soggetti al pagamento di una suddetta tassa.
In questo caso, per eludere un po' la situazione, la stessa è stata ribattezzata come canone televisivo o ancor meglio conosciuta come canone Rai seppur impropriamente. Tale imposta, fino a qualche anno fa, la si pagava mediante bollettino che puntualmente veniva recapitato al nostro indirizzo di casa.
Per contrastare i potenziali ‘evasori’ che si ostinavano a non pagare questa tassa perché ritenuta del tutto fuori luogo lo Stato ha deciso, putacaso, di addebitare lo stesso canone sulle bollette della luce. Cosa significa? Che le nostre utenze per la fornitura elettrica risultano essere ‘più gonfie’ per via dell’inserimento al proprio interno dell’imposta di cui abbiamo parlato fino a questo momento.
Il costo complessivo comunque di tale canone è di 90 Euro l'anno, suddiviso in rate bimestrali e appunto inserite nelle bollette relative ai pagamenti dei consumi elettrici ed a prescindere dal gestore utilizzato. Tale addebito sarà fatturato sul nominativo del titolare del contratto di fornitura di energia elettrica.
Il tributo spetta a chi quindi detiene apparecchi televisivi, indipendentemente di quanti se ne posseggano o da quanti membri sia composto il nucleo familiare. E se si possiede una seconda casa, paradossalmente, bisogna pagare anche un secondo canone.
Sebbene quindi il canone Rai sia considerato da diverse persone una tassa iniqua, ancor di più in questi ultimi anni dove spesso si tende ad utilizzare un computer o qualche altro dispositivo elettronico per navigare su internet e quindi usufruire di altri tipi di intrattenimento, resta l'obbligo di pagarlo. Tale obbligo, tuttavia, può venir meno in alcune circostanze o per alcuni soggetti particolari. Proviamo quindi a vedere quando si può essere esenti da questo pagamento.
Nonostante ciò, e quanto diciamo non è ironico, lo Stato Italiano ha previsto delle esenzioni in casi particolari:
Il canone RAI non esiste. E' in verità una tassa sul possesso dell'apparecchio televisivo, da pagare indipendentemente dal fatto che si usufruisca o meno del servizio (dal fatto, cioè, che si guardino i programmi e i canali RAI). Ciò significa che qualora un utente, in possesso di un televisore non più funzionante, non pagasse il canone (credendo di trovarsi nel lecito), sbaglierebbe. Come ogni tassa, dunque, il “canone RAI” viene versato allo Stato, ed è lo Stato italiano che versa alla società rai il canone vero e proprio per la concessione del servizio pubblico che essa deve svolgere. Il canone, dunque, rappresenta una sorta di risarcimento versato dallo Stato alla sua televisione, in vece della perdita di introiti che subisce.
Operare la disdetta del canone e continuare a guardare la televisione, sostanzialmente, non è possibile. Non si può richiedere a nessuno di “bloccare” i soli canali RAI sulle nostre tv lasciando “liberi” tutti gli altri. Tuttavia è vero pure che è una tassa in libertà: ciò significa che solo chi vuole, autodenunciandosi quindi, la paga. Per non pagarla, in sostanza, basta non denunciare il possesso del televisore. Per chi si fosse già autodenunciato esistono pochi modi possibili per operare la disdetta del canone RAI. Tali sistemi consistono, fondamentalmente, nell' effettuare un pagamento unico di Euro 5,16 con vaglia postale intestato a "Agenzia delle Entrate - Ufficio Torino 1 - SAT Sportello abbonamenti TV - Cas. Post. 22 - 10121 Torino" dichiarando, in alternativa:
Tuttavia, proprio questa ipotesi del cosiddetto "suggelamento" è stata abolita recentemente con la Legge di Stabilità 2019 e quindi non più prevista. Tale suggelamento consisteva, in pratica, nell'inserire ciascun apparecchio televisivo all'interno di appositi involucri e successivamente chiusi, per renderli inutilizzabili dai residenti all'interno di un'abitazione.
Si rientra in un caso particolare, invece, quando si possiede una casa che viene data in affitto ad altre persone. Sebbene il proprietario della stessa sia anche il titolare del contratto di fornitura elettrica, egli non deve pagare il canone Rai connesso a tale abitazione, in quanto spetta all'inquilino affittuario che usufruisce del televisore. Infatti la disponibilità di quest'ultimo apparecchio è degli inquilini e non del proprietario di casa.
Nell'ipotesi in cui un soggetto fosse il proprietario anche di una seconda abitazione e l'intestatario di ambedue le bollette elettriche, in tal caso il canone da pagare è uno soltanto.Se invece i proprietari delle abitazioni fossero due soggetti diversi ma legati da parentela, in questo caso la differenza è fatta dalla loro residenza. Infatti, nel caso quest'ultima fosse la medesima, allora non si deve pagare nessun canone, mentre se fosse differente allora si è obbligati a pagare due canoni distinti.
Dunque la cosa migliore è, in assoluto, non autodenunciare il possesso del televisore (abbiamo visto che non c'è modo per fare la “disdetta” del canone). Poi, è chiaro, sta agli enti preposti al controllo provare il contrario.
Come detto è possibile fare, in determinati casi, la disdetta dell’abbonamento radio-televisivo. Per poterlo fare è necessario compilare la cosiddetta dichiarazione sostitutiva che è a disposizione di tutti i cittadini all’interno del sito dell’Agenzia delle Entrate.
Una volta effettuato il login del suddetto modulo, va giustamente presentato e le metodologie sono:
Piccola obbligatoria nota, infine, è quella inerente alla tempistica e alla validità della presentazione della domanda. Prima di inoltrarla bisogna essere ben consci di quando la si sta inoltrando e per quale periodo ha validità. Per questo motivo vi riportiamo due esempi:
Ricordiamo comunque che, nel caso si accertasse da parte delle autorità l'omesso pagamento dovuto del canone televisivo, si può incorrere in una sanzione pecuniaria che va dai 200 ai 600 Euro e in una di natura penale (e di conseguenza perseguibile sempre penalmente) per violazione della Legge 445 del 2000, nel caso si effettuassero dichiarazioni non veritiere nell'eventuale autocertificazione. Le conseguenze, quindi, sarebbero pesanti per coloro che dichiarassero il falso.
Ricapitolando il tutto è possibile ottenere l’esenzione dal pagamento del canone Rai. Importante è che si rientri in una delle categorie citate precedentemente e che si rispettino le scadenze riportare qui sopra.
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